YELED, parola ebraica che significa “bambino”. La sfida del coreografo israeliano Eyal Dadon, infatti, era raccontare una infanzia ricordata o immaginata quando i corporali sono adulti. Passando da una piccola porticina in miniatura, i danzatori giocano, si rincorrono, fanno gesti e passi come quelli dei bambini, ogni tanto entrano in una casetta in fondo alla scena di cui vediamo l’ interno nelle immagini proiettate su grande schermo. Un pezzo interessante dove va premiata la perfetta sintonia e precisione di movimenti dei ballerini. 

Anna Bandettini, La Repubblica

Creazione per 16 danzatori della compagnia

Coreografia Eyal Dadon
Musica Eyal Dadon
Set e luci Fabiana Piccioli
Costumi Bregje Van Balen

Produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto
Coproduzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia

Con il contributo dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Israele in Italia

Premiere
27 Aprile 2022, Reggio Emilia, Teatro Municipale Valli

Possiamo cambiare noi stessi da adulti?
Possiamo tornare bambini? Possiamo pulire i filtri?
Possiamo lasciare andare le cattive abitudini?
Possiamo essere migliori.

Nel processo di creazione insieme ai danzatori ho riflettuto sul momento della nostra vita, da adulti, in cui abbiamo perso la sensazione di essere bambini, la sensazione di essere naturalmente puri, e la capacità di avere filtri puliti. Quando è stato il momento in cui abbiamo perso la nostra innocenza e perché? Forse per una semplice frase che abbiamo sentito, o perché abbiamo visto qualcosa che l’ha cambiata, o per un brutto sogno…
Una delle chiavi principali della creazione sono le cose reali che abbiamo imparato da bambini, e come queste cose ci hanno formato per essere le persone che siamo oggi.

Eyal Dadon

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