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14.610

Il titolo dello spettacolo è 14.610, un numero che indica qualcosa a cui non si accenna mai esplicitamente. Ma è una chiave d’accesso, come il codice di una stanza d’albergo, per entrare facilmente dentro lo spettacolo. È un piccolo e sofisticato enigma da sciogliere. L’ultimo lavoro di Claudia Catarzi ha qualcosa di intimo e spudorato.

Prova aperta lunedì 4 novembre – ore 18.00

Spettacolo martedì 5 novembre – ore 20.30

di e con Claudia Catarzi
musiche Julien Desprez
scena Fabio Giommarelli

coproduzione Company Blu, La Manufacture- Centre de Développement Chorégraphique National Bordeaux Nouvelle-Aquitaine, Armunia/ Festival Inequilibrio/ Centro di residenze artistiche Castiglioncello, con il contributo della Regione Toscana e del MiC

creazione 2023

Difficile dire quale sia la sensazione che si prova a danzare a quasi tre metri d’altezza su una superficie così ristretta da sembrare più un piedistallo che non una pedana. Da terra, cioè dal palcoscenico del Teatro Rosignano Solvay, dove lo spettacolo ha debuttato per il festival Inequilibrio, l’ultimo lavoro di Claudia Catarzi ha qualcosa di intimo e spudorato. Spudorato perché lo spettatore, spinto a tenere gli occhi all’insù, ammira l’abilità tecnica, esplicita ed evidente, di una figura che non fa dell’acrobazia, ma comunque costruisce una coreografia tesa e scultorea, fatta di posizioni plastiche, di gesti netti e definiti, perfino di salti. Anche se il tono è tutt’altro che barocco – prevale una certa austerità, mai algida però – c’è qualcosa di trionfale in questo costruzione che somiglia al basamento per una statua equestre rinascimentale. In effetti nell’arco drammaturgico dello spettacolo è percepibile la soddisfazione che si trasmette per essere arrivati in cima. Come fossimo in montagna. Guardare dall’alto riempie di soddisfazione, ma mette anche i brividi. Non solo perché è facile cadere, ma forse perché a un certo punto da questo apice non si potrà fare altro che scendere.

Ed è questa l’altra dimensione intima che attraversa l’intero spettacolo e che ci parla di fragilità e di forza, di cambiamento e di resistenza. Il titolo dello spettacolo è 14.610, un numero che indica qualcosa a cui non si accenna mai esplicitamente. Ma è una chiave d’accesso, come il codice di una stanza d’albergo, per entrare facilmente dentro lo spettacolo. È un piccolo e sofisticato enigma da sciogliere. Non così difficile a dire il vero, ma lo vogliamo lasciare irrisolto, per non rovinare il gusto della scoperta. Nella seconda parte del lavoro, il piedistallo si mostra come ripido scivolo, e la scesa diventa una sorta di lotta, il corpo muscolare è teso a sconfiggere il peso della gravità, come accade nei vortici di qualche statua del Giambologna; anche se l’estetica è tutta legata a una sobria normalità, cosa che rende l’immagine ancor più intima e comune. Una decina di anni fa Catarzi aveva debuttato nel suo assolo 40.000 centimetri quadrati, ancora un numero per titolo, colpendo per presenza e potenza nello spazio ristretto disegnato sul palco di soli quattro metri quadrati. Dieci anni dopo questo spazio si è ristretto, ma si è alzato in aria. Non un trampolino da cui tuffarsi, ma una montagna – come la vita – da abbracciare e da arrampicare.

(Rodolfo Sacchettini – 18 luglio 2023)

Dopo una formazione alla Accademia di Belle Arti di Firenze, inizia la sua carriera lavorando con l’Ensemble di Micha Van Hoecke. Successivamente danza con compagnie quali Dorky Park Constanza Macras (Berlin), Compagnia Virgilio Sieni, Aldes/ Roberto Castello, Company Blu/ Alessandro Certini e Charlotte Zerbey, En-Knap Group/ Iztok Kovač (Ljubljana), Làszlò Hudi (J.Nadj – Budapest), tra le altre. Nel 2009 è parte di Choreoroam, progetto di ricerca della coreografa israeliana Yasmeen Godder (Tel Aviv). Successivamente è invitata a seguire il lavoro della compagnia Batsheva Dance Company di Ohad Naharin. Con la coreografa Ambra Senatore collabora dall’inizio del suo lavoro di ricerca di compagnia tra Italia e Francia, facendo parte a tutti i suoi primi lavori. Dal 2011 comincia a lavorare a creazioni personali. Il solo Arrivò senza colore vince la co-produzione Sosta Palmizi e Un giorno, duo in cui collabora con Mariano Nieddù, è finalista al “Premio Equilibrio 2010” (direzione di Sidi Larbi Cherkaoui). Le sue due ultime creazioni la vedono per la prima volta condividere la scena con due figure femminili: Michal Mualem, danzatrice storica nella compagnia di Sasha Waltz in A set of timings e Claudia Caldarano, già danzatrice di Virgilio Sieni, in Posare il tempo. La presenza live del musicista Gianni Maestrucci in Posare il tempo – percussionista del famoso gruppo Tetraktis – porta il duetto danzato a presentarsi piuttosto come un trio. Claudia Catarzi è attualmente artista associata del CDCN di Bordeaux, La Manufacture | Bordeaux- Nouvelle Aquitaine.

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BIGLIETTI

Intero: 10 euro

Ridotto under 30, scuole di danza, Liceo Coreutico Matilde di Canossa, over 65, soci CRAL Comune di Reggio Emilia: 6 euro

Ridotto under 8: 3 euro

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