Affidata all’impeto energetico e all’orizzonte visionario di giovani presenze e corporeità, Onde prende forma attraverso una pratica performativa, coreografica e musicale che si apre al presente di corpi protesi e fluttuanti tra estasi, guizzi animali e curvature verso l’evanescenza. Ritmo e sforzo si intrecciano con tentativi di evasione, di attesa e sottrazione. Non c’è tempo per definire i confini delle posture, gli equilibri sono istanti sottili e subito reclinati verso altre congiunzioni e desideri. Il dialogo tra volumi anatomici e sonori moltiplica le prospettive di incontro, confonde le coordinate temporali e, come il propagarsi di onde d’urto, sfuma i contorni delle azioni individuali, tra provenienza e proiezione.
Segnare, battere, balbettare, tendere, risegnare, farsi lievi ma anche irruenti, audaci come la falena che va verso la luce anche se può bruciarla. Di The Waves, il celebre play-poem di Virginia Woolf, Onde incorpora la corrente continua delle immagini e la necessità di rigenerarsi nel ritmo, tra momenti di essere e universalità dei moti percettivi.
Adamantina è la scrittura coreografica traboccante di inventiva; si espande e indietreggia, diviene “vortico e volteggio”, rimanda con fantasia al mondo animale senza mai soffermarsi in posa. E allora quegli anemoni, quelle falene, quei granchi che ci sembra di intravedere sono forse solo vibrazione, identità mutanti come le maree.
Maria Luisa Buzzi, Danza&Danza