Bach Project propone una tappa importante nell’esplorazione della relazione tra danza e musica, tra composizione classica e sua ricreazione contemporanea.
La serata che si ispira alla musica di Bach è un dittico composto da Sarabande di Jiří Kylián e Domus Aurea di Diego Tortelli.
Sarabande
Coreografia Jiří Kylián
Musiche Johann Sebastian Bach Partita n. 2 in Re minore Sarabande (BWV 1004)
Soundscape implementation Dick Schuttel
Costumi Joke Visser
Scenografia Jiří Kylián
Progettazione luci Jiří Kylián (concept), Joop Caboort (realizzazione)
Supervisione tecnica luci/set Kees Tjebbes
Creazione AT&T Danstheater, Den Haag, 13 settembre 1990, Nederlands Dans Theater
Durata 19’ – Riallestimento per 6 danzatori della compagnia
Domus Aurea
Coreografia Diego Tortelli
Musiche Johann Sebastian Bach, Suites Francesi trascritte da Giorgio Colombo Taccani
Eseguite da Ensemble Sentieri selvaggi
Scene Massimo Uberti
Luci Carlo Cerri
Costumi Diego Tortelli realizzati da Francesca Messori e Nuvia Valestri
Durata 40’ – Creazione per 16 danzatori della compagnia
Produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto
Coproduzione Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino–Teatro Nazionale, MITO SettembreMusica, Les Halles de Schaerbeek – Bruxelles, Fondazione per la Cultura Torino, Fondazione I Pomeriggi Musicali e MILANoLTRE Festival
In collaborazione con Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Regio di Parma, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Fondazione Ravenna Manifestazioni
Con il patrocinio di Città di Carpi
Si ringrazia Sartoria Fondazione I Teatri Reggio Emilia per la realizzazione dei costumi di Sarabande
PRIME RAPPRESENTAZIONI
Torino, Teatro Carignano, 14 e 15 settembre 2018
Milano, Teatro Elfo Puccini, 17 settembre 2018
Sulle note di Sarabande di Bach, Jiří Kylián prosegue nella ricerca di risposte semplici alla più classica delle domande poste dai bambini: “Perché? …”
Strutture semplici, situazioni banali, visioni di episodi onirici, flashback, fratture nella motricità della danza e della pantomima: sono tutti ingredienti di questa “ricetta” coreografica, a garanzia che la domanda… non troverà mai una risposta.
Kylián ha concepito Sarabande, così come numerose opere successive, come “un’avventura attraverso la coreografia”. Nella sua essenza, l’opera è correlata a No More Play, Falling Angels e Sweet Dreams, come un disegno in bianco e nero che la mente e la fantasia dello spettatore possono completare e colorare. E, sebbene il punto di partenza delle coreografie sia di natura puramente intellettuale, il risultato è determinato da energie emotive.
La musica di Bach, con la sua struttura perfetta e visione divina, non è interpretata – non necessita di interpretazione alcuna.
Il contrasto generato da musica e danza da un lato e dai suoni dall’altro crea in questo balletto un luogo inebriante per le relazioni e gli istinti umani.
Diego Tortelli, giovane artista impegnato in una ricerca a 360° che lo porta a rivisitare dei classici, o a ricreare il mondo di figure storiche, ha messo al servizio dei 16 danzatori di Aterballetto la sua capacità di costruire danza astratta, di visitare immaginari visionari e basati sulla sapienza del movimento.
Straordinario danzatore, tutt’ora ricercato dalle compagnie internazionali, Tortelli è oggi orientato alla carriera di coreografo, e la Fondazione Nazionale della Danza lo accompagna per un’intera stagione. Domus Aurea è un’operazione basata sugli accostamenti.
La scrittura geniale di Bach è rivisitata da Colombo Taccani, nel segno del rispetto e della citazione, ma anche della libertà di invenzione. E il desiderio di sottolineare l’importanza della musica nell’ispirare il movimento ha condotto fino a prevedere la possibilità dell’esecuzione dal vivo, grazie all’ensemble Sentieri selvaggi e alla partnership, per questa importante produzione, del Torinodanza festival e del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, oltre a Festival Mito, a MILANoLTRE festival e al partner europeo Les Halles de Schaerbeek – Bruxelles. E ci accompagnano anche i sei teatri di tradizione dell’Emilia-Romagna.
Alla ricerca di perfezione ed emozione della danza di Tortelli, si accosta anche la geometrica suggestione dello spazio scenico dell’artista visivo Massimo Uberti. Linee perfette disegnate da neon, che costruiscono la casa dei danzatori. Una casa perfetta. Una Domus Aurea, appunto.
Domus è quel luogo intimo di ogni individuo in cui si racchiudono tante storie fatte di immagini ed echi. Che magari non riconosciamo, ma dalle quali ci possiamo far suggestionare. Lasciando aperte le porte dell’animo ad un “ascolto” non solo della musica, ma anche delle suggestioni visive.
Domus Aurea diventa così uno spazio che si crea attraverso un continuo intreccio tra il razionale e l’irrazionale.
Questa è la condizione che viviamo dentro di noi, sempre in bilico tra certo e incerto, spinti dal desiderio di cambiamento e dall’utopia di poter almeno sfiorare la perfezione e la libertà. Che forse, oggi, appartengono soltanto all’arte.
Nel lavoro di Massimo Uberti la luce è al centro di un percorso di sottrazione: nelle sue installazioni, la presenza luminosa arriva a farsi materia prima – fino a essere l’opera stessa. Lo spazio è sola illuminazione, e proprio grazie alla rinuncia all’ingombro, riesce a diventare infinito. L’opera Domus Aurea è il disegno luminoso di una casa ideale dentro il contesto di una Città Ideale.
Domus Aurea è come una linea sottile che delinea un volume appena accennato e sottinteso.
L’energia luminosa è fonte di vita e Uberti la rafforza in questo ruolo nel mondo dell’arte. Nel suo lavoro la luce non ha soltanto il compito di rivelare l’opera ma anche quello di renderla materiale all’apparizione, di tenerla insieme nella coerenza concettuale, di offrirla al visitatore come un passaggio fuori dal vuoto.
E, non si tratta di tecnica o artificio ma piuttosto di una disposizione naturale a camminare sul limite, a misurare ogni passo, a sperimentare la vertigine come emozione reale, nel suo caso la virtualità del fenomeno luminoso nella sua evanescenza e fisicità.
Il rapporto della mia partitura con le Suites Francesi si ricollega al principio di costruzione/decostruzione posto alla base del progetto coreografico di Diego Tortelli.
Nelle sei isole che si incontrano lungo il percorso, ognuna delle quali costruita prevalentemente su elementi tratti da un unico numero delle Suites, si crea una traiettoria locale affine a quella presentata dall’intero lavoro: un avvio riduce la sostanza originale ad un numero ristrettissimo di elementi (singole voci, il solo contenuto armonico, le linee sfrondate dagli elementi di raccordo e dalle ornamentazioni e così via) per ricostruire progressivamente l’immagine bachiana in vista della sua successiva decostruzione e, talvolta, dissoluzione. Ogni intervento rielaborativo, di volta in volta diverso, non mira comunque a trasformazioni profonde e aggressive della sostanza musicale che rendano Bach un lontano e irriconoscibile spunto di partenza, quanto, con grande rispetto, a svelare di queste pagine aspetti nascosti, segreti.
L’elettronica interviene per dare unitarietà al percorso, creando una sorta di scenografia acustica volutamente priva sia di suggestioni naturalistiche sia di elementi figurali e frequenziali ben identificabili; essa è ora autonoma come all’inizio, ora unita alle mutevoli apparizioni bachiane (solo nell’ultima sarabanda si farà da parte, dopo aver occupato lo spazio acustico con il suo intervento più rilevante e teso), ora ancora abbinata a fugaci interventi improvvisati degli strumenti nelle parti di raccordo fra un’isola e la successiva.
Giorgio Colombo Taccani